Quando, nello scorso mese di novembre, travolto dalla sua conclamata inadeguatezza politica e morale, il governo Berlusconi è entrato in crisi, il presidente Napolitano, mettendo in campo la sua per fortuna straordinaria autorevolezza, ha chiesto alle forze politiche in modo autoritario e perentorio, un sussulto di responsabilità e la disponiobilità ad utilizzare la parte residua della legislatura pèer affrontare, con spirito unitario, le gravissime emergenze del paese.
Innanzitutto l'emergenza finanziaria, economica e sociale che era giunta ormai ai limiti del fallimento della finanza pubblica, nel pieno di una nuova, dura recessione. Napolitano ha proposto di dar vista a un governo di responsabilità nazionale, composto da personalità di elevato profilo tecnico e professionale. Le forze politiche hanno risposto positivamente all'appello del presidente della Repubblica: a cominciare dal partito democratico che ha deciso di mettere "l'Italia prima di tutto". E' nato così il governo Monti che nell'arco di pochi mesi ha riconquistato all'Italia il rispetto e la credibilità internazionale perduti e le ha consentito di evitare il baratro del default, mettendo in campo un complesso e ambizioso programma di riforme, all'insegna del rigore finanziario, della crescita economica, dell'equità sociale. Alcune importante riforme, attese da anni, sono state già approvate: basti pensare alle pensioni e alle liberalizzazioni, che richiedono ora alcuni provvedimenti di accompagnamento nella transizione (si pensi al problema dei cosidetti "esodati"). Altre, come quelle del mercato del lavoro sono al vaglio del parlamento. Altre ancora, come quella fiscale, dovranno essere varate nei prossimi mesi.
Siamo ora alle prese con la fase più difficile: come un malato grave alle prese con una dolorosa ma indispensabile terapia, il paese soffre sotto i colpii di una crisi durissima, ai quali si aggiungono le asprezze della cura-Monti, purtroppo inevitabili, per quanto ci si sforzi e ci si debba sforzare ancor di più, di alleviarle almeno ai più deboli. Lunedì scorso, con un' importante riunione della direzione nazionale, che si è conclusa con l'approvazione all'unanimità della relazione di Bersani, il Partito democratico ha confermato il suo convinto sostegno al governo Monti, insieme all'impegno di costruire e allargare il consenso dei cittadini, dei lavoratori, delle forze sociali, attorno al dialogo riformatore tra governo e parlamento.
Non è un'impresa facile affrontare la più grave crisi economica che la nostra generazione ricordi, insieme alla più grave crisi politico-istituzionale dal dopoguerra ad oggi. Ma questo, avrebbe detto Aldo Moro, è il tempo che ci è dato di vivere, questo è il tempo nel quale deve esercitarsi la nostra responsabilità. Il Pd, tutto il Pd ne è pienamente consapevole. E per questo dalla direzione di lunedì, è scaturito un rinnovato appello agli altri partiti, a cominciare con quelli che con noi condividono il sostegno parlamentare al governo Monti, a decidersi finalmente ad affrontare in parlamento la seconda emergenza del paese, quella della riforma delle regole della politica, come chiede in modo instancabile il presidente Napolitano.