Sep
28
2017
Chi vota no vuole una manovra restrittiva e l'aumento dell'Iva
La mia intervista pubblicata su "Italia Oggi"

"Nell'immediato i rischi più grossi per l'Italiaarrivano da Roma, non da Berlino...». Giorgio Tonini, presidente della commissione bilancio del senato e vicepresidente del gruppo pd eli Palazzo madama, analizza le ricadu­te in Italia del voto tedesco con un occhio al calendario parlamentare, in particola­re alla data del 4 di ottobre, quando il parlamento deve autorizzare il governo allo scostamento dall'obiettivo deiicit/pil di medio termine. «Per l'autorizzazione serve la maggioranza assoluta, al senato significa raggiunge­re 161 voti. Mi auguro che tutta la maggioranza sia compatta ma elle voti pei' il sì anche l'opposizione. Se non dovessimo farcela, significherebbe dire all'Eu­ropa che vogliano il fiscal compact senza flessibilità. Insomma, che siamo pronti a fare una manovra restrit­tiva, altro che Germania, sa­remmo noi stessi a metterci in un vicolo cieco......"

 

Negli ultimi voti di fiducia al senato siete andati sotto i 161, vi mancano almeno una decina di voti.

 

Chi vota con­tro lo scostamento di bilan­cio non vota contro questa maggioranza, ma contro la maggiore flessibilità nei conti. Deve allora dire che vuole il fiscal compact nella sua versione più rigida, dice si agli aumenti dell'Iva da gennaio e no a una manovra espansiva. Sarebbe una posizione incompren­sibile.

 

II problema non è solo delle opposizioni, ina anche della maggio­ranza. Sicuri che Mdp stia con voi?

 

 Mi auguro proprio di sì. Ripeto, lo scostamento di bilancio dà maggiori spazi alla manovra. Cosa diversa invece non essere d'accordo sulla manovra stessa, sulle priorità degli investimenti.

 

Nel caso in cui non doveste arrivare a 161 sì, ci saranno anche con­seguenze politiche per la maggioranza e per il governo.

 

Nel caso toccherà al capo dello stato valutarle.

 

La Germania si appresta ad avere un governo più di destra del precedente, che fine farà la maggiore felssibilità futura dell'Italia?

 

Mi auguro che la Mer­kel riesca a mettere insie­me un governo che comun­que sia capace di guardare
avanti e non di tornare in­dietro. Serve un nuovo patto per l'Europea che coniughi un rispetto rigido, alla tede­sca, del fiscal compact per i bilanci nazionali con unafiscal capacity cl till'Eur ozo­na che incrementi gli inve­stimenti e renda più alto il potenziale di crescita dei singoli paesi. E la Germa­nia è fondamentale per riu­scirci. Se dovesse esserci un raffreddamento della Cdu su questa prospettiva, se la Germania dovesse andare a favore di una politica di as tornare indietro l'euro è finita. Serve tutta la saggezza di Angela Mer­kel per mettere insieme un governo che aiuti l'Europa a trovare la via di uscita.

 

Matteo Renzi, chiu­dendo le Feste dell'unità, ha chiesto un ritorno a Maastricht.

 

Non condivido la sua posizione, bisogna andare avanti, non tornare indie­tro. Non è con politiche di maggior indebitamento che il nostro paese ce la farà.

 

Dal punto di vista prettamente politico, il voto tedesco dice qual­cosa all'Italia? La grosse koalition è finita.

 

Nessuno lavora per go­verni ibridi, non è lobiettivo con cui si va al voto. Ma con l'attuale situazione molto frastagliata è improbabile che un partito o un gruppo di forze comunque omogeneo vinca le prossime elezioni... per cui forme di coalizioni post elettorali tra forze diverse, se non addirittura antagoniste, sono da mettere nel novero delle cose possibili. È una del­le conseguenze del fallimento della riforma costituzionale e della legge elettorale mag­gioritaria che hanno segnato questa legislatura.

0 commenti all'articolo - torna indietro

(verrà moderato):

:

:

inizio pagina