Feb
08
2017
Crisi Pd, le riforme rimangono la salvezza
Intervista pubblicata sul "Corriere del Trentino"

"Dalle crisi di Trento e Ro­vereto del Pd non vedo comun­que alternative alla via di un partito riformista». Giorgio Tonini legge le difficoltà dei democratici trentini, promuo­ve l'opzione europeista e rin­nova l'invito a costituire un soggetto largo con Upt, Svp e Patt, federato con il nazionale.

"Il Pd è in difficoltà in Italia e in Trentino, ma non ve­do un'alternativa alla via rifor­mista. Dalle dimissioni di Bozzarelli a Trento e Pallanch a Rovereto non vedo vie nuove». Giorgio Tonini, senatore dem, legge i travagli del partito e ri­lancia l'opzione europeista.

 

 

Il Pd trentino attraversa una fase difficile: dopo il 4 di­cembre non si vede più elabo­razione politica e sono rie­splosi contrasti e personali­smi.

 

«È un problema di tutto il Pd. 11 Pd attraversa una fase di revisione strategica, ci si pon­gono domande radicali e il 4 dicembre si è dimostrato uno spartiacque: la sconfitta al re­ferendum non ha cambiato i connotati al sistema politico italiano, che sono ormai di ti­po neoproporzionalistico. È molto difficile che dalle pros­sime elezioni esca un governo legittimato dal voto popolare. E anche la risalita dello spread si spiega con i timori di insta­bilità per il sistema Paese. Se­gnali di speranza, però, arriva­no dalla Germania e dalla Francia, m antitesi a ciò che sta avvenendo negli Stati Uniti. Ora, non è che la crisi del Pd di Rovereto e Trento vada letta con Trump. Ma quando le cose ranno male, dopo una severa battuta d'arresto come quella referendaria, ci sono fasi in cui scende l'entusiasmo e prevalgono le spinte centrifughe. E un problema nazionale e tren­tino».

 

Su quali opzioni si può re­cuperare una identità politica che oggi sembra diluita in un dibattito caotico?

«Sul futuro dell'Europa e del ruolo dell'Italia in questa partita. In Germaniala Spd po­trebbe esprimere il prossimo cancelliere con Martin Schulz, o perlomeno uscire dalle urne con una pari dignità. In Fran­cia Macron può avere grandi chance di successo. Il punto è: cosa può fare l'Italia per essere il terzo protagonista di un di­segno nuovo per l'Europa. Nel dibattito su più o meno Euro­pa, il Pd deve schierarsi netta­mente per la prima opzione. Da trentini, il riferimento a De Gasperi è obbligatorio, direi».

 

Su scala provinciale e an­che regionale, lei ha promos­so proprio in un'intervista al nostro giornale un soggetto politico largo, federato rispetto al Pd nazionale. Ma è tutta la coalizione, non solo il Pd, ad attraversare un mo­mento difficile.

"Alcune forze locali, Patt e Upt, hanno stipulato con il Pd un accordo di collaborazione. Certamente dopo la sconfitta del 4 dicembre la posizione di chi ha scommesso sulla part­nership del Pd si è indebolita. Addirittura c'è una parte del Pd che sembra quasi salutare con favore la sconfitta del sì. Però mi chiedo: ci può essere un Pd non riformista, che si ri­taglia un ruolo di rappresen­tanza e non si misura sulle ri­forme, anzi contesta quelle re­alizzate dal Pd? Ora dobbiamo interrogarci su come essere una forza a vocazione maggio­ritaria in un contesto che pone problemi di stabilità di gover­no. E dobbiamo fare i congres­si prima delle elezioni, non dopo».

 

Nel Pd Trentino, il segreta­rio  Italo Gilmozzi è stato scelto come figura di equilibrio per garantire la linea del sì al referendum. Ora che la leva della riforma costituzionale è venuta meno, Gilmozzi appa­re in difficoltà.

«Si dice che il partito che perde paga pegno: le difficoltà sono comprensibili. Ma devo dire che non vedo un disegno alternativo chiaro. Non è che dalle dimissioni di Trento e Rovereto siano emerse pro­spettive diverse da quelle di un Pd riformista, che lavori a un soggetto più ampio a carattere locale con Lipt, Patt e Svp, fe­derato con il Pd nazionale. Ele­mento, questo, a cui aggiungo la necessità di una innovazio­ne nel personale politico. Io ho già chiarito che non mi ri­candiderò».

 

Sabato l'Upt terrà un'as­semblea di rilancio. Lei parte­ciperà?

«Non so se mi inviteranno e se potrò andare, ma ho grande stima e amicizia dell'Upt. lo sono stato eletto senatore in un collegio con i voti del Pd, del Patt e dell'Upt, e penso che anche l'Upt non abbia molte alternative a un rapporto con il Pd nazionale. C'è tutto Io spa­zio per ideare forme di colla­borazione. È fondamentale che quella forza politica, che forse è la più affine al Pd, vada avanti e cresca».

Alessandro Papayannidis

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