Jun
22
2016
Al M5S conviene il Sė al referendum

"E ora voliamo verso il governo nazionale". Così Beppe Grillo ha commentato la netta vittoria del M5s ai ballottaggi di ieri. Un obiettivo non solo legittimo, ma pure realistico. Anche se l'esperienza storica dice che non sempre i successi alle amministrative si ripetono alle elezioni politiche. Perché gli elettori distinguono nettamente e con sapienza tra l'elezione di un sindaco e la scelta del governo nazionale. E perché le grandi città sono solo una parte del Paese e neppure quella maggioritaria: la maggioranza degli italiani vive in provincia, nei piccoli centri e senza il voto di questa Italia "profonda" non si arriva al governo del Paese. Naturalmente questo "caveat" vale per tutti, non solo per il M5s. Vale anche per il Pd. E dunque esso non inficia minimamente il carattere realistico dell'obiettivo indicato ai suoi militanti ed elettori da Beppe Grillo. Piuttosto, l'ambizione di "volare al governo" deve fare i conti con una fastidiosa, ma ineludibile domanda: se il volo dei grillini avrà successo, lo troveranno davvero il governo del Paese? O troveranno invece un sistema ingovernabile? Non è una domanda oziosa. Nei comuni, dove hanno vinto la competizione elettorale, i candidati sindaco hanno conquistato la guida delle rispettive città. Se ciò è potuto accadere è per merito di un sistema istituzionale (elezione diretta del sindaco con annesso premio di maggioranza in consiglio comunale) e di una legge elettorale (a doppio turno) che consentono ai cittadini di decidere chi deve governare le città e a chi vince le elezioni di essere messo nelle condizioni di farlo. Ma questo scenario potrà essere replicato sul piano nazionale alle prossime elezioni politiche? La risposta non può che essere problematica: dipende. Dipende da come andrà il referendum sulla riforma costituzionale (e, indirettamente, su quella elettorale), previsto per il prossimo mese di ottobre. Se vinceranno i Sì e la riforma potrà quindi entrare in vigore, alle prossime elezioni politiche una forza, quella premiata dal voto dei cittadini, potrà effettivamente "volare al governo nazionale". Se invece vinceranno i No e la riforma sarà bocciata, andremo a elezioni politiche che, con tutta probabilità, per non dire con assoluta certezza, non consacreranno nessun vincitore e nessuno potrà quindi "volare" al governo: si dovrà "aprire un tavolo di trattative e verificare la possibilità di convergenze politiche e programmatiche che consentano la formazione di un governo tra forze politiche che sono e restano alternative tra loro", eccetera eccetera eccetera. Auguri. Dunque, solo se e a ottobre vincerà il Sì, nel 2018 saranno gli elettori a decidere chi deve governare il paese. E mi pare di assoluta evidenza, tanto più dopo i risultati di domenica, che la partita sia aperta, anzi apertissima, come deve essere in una vera e solida democrazia. Forse anche a molti avversari del Pd, a cominciare dal M5s, converrebbe quindi riflettere per un attimo, con serietà e onestà: davvero un No in odio a Renzi vale il prezzo di gettare il paese nell'ingovernabilità, quando invece, approvando le riforme, si potrebbe, agli elettori piacendo, "volare" alla guida di un paese governabile e per questo forte e rispettato in Europa?

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