Nonvoglio contestare il diritto, rivendicato dal Procuratore della Repubblica di Torino, Armando Spataro, di schierarsi pubblicamente per il No alle riforme costituzionali, approvate dal Parlamento e ora, come prevede l'articolo 138 della Carta, sottoposte al referendum confermativo. Mi limito a osservare l'opportunità di un po' di autocontenimento, nel prendere posizione, in competizioni politiche necessariamente divisive, da parte di chi esercita funzioni tanto delicate.
Ma quel che mi ha più colpito, nella lettera del procuratore Spataro, è la modestia intellettuale dell'unico argomento di merito proposto dal procuratore a sostegno del suo No. «A chiunque avesse dei dubbi (su come votare al referendum, ndr) — scrive Spataro — consiglio di confrontare il vecchio e il nuovo articolo 70 della Costituzione, un rigo il primo, una pagina il secondo, riscritto questo — come ha detto G. Zagrebelsky — con tecnica da decreto milleproroghe».
Spataro non spiega che un conto è dire, come fa la Costituzione attuale, che Camera e Senato fanno esattamente la stessa cosa, un altro conto è distinguere
analiticamente le differenti funzioni dell'una e dell'altro.
Per dire la prima cosa basta un rigo: «La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere». Per spiegare cosa fa ciascuno dei due rami del Parlamento, in un quadro di bicameralismo differenziato, serve almeno una pagina, certamente noiosa da leggere.
Non so se Spataro ha mai letto la Costituzione tedesca: provi a darle un'occhiata e vedrà che anch'essa, quando deve distinguere tra le funzioni del Bundestag e quelle del Bundesrat, appare prolissa e noiosa, stile decreto milleproroghe. Non solo: su questo punto, la Grundgesetz è stata modificata dal Parlamento tedesco decine di volte, perché il confine tra competenze del Bund e dei Länder (e dunque dell'una e dell'altra Camera) è oggetto di continua negoziazione.
È probabile che andrà così anche da noi. Ma questo che significa? Che dovremmo tenerci il bicameralismo paritario per ragioni estetiche? Perché così l'articolo 70 suona meglio?
Il procuratore Spataro mi perdonerà, ma vorrei pregarlo di riflettere un attimo sul rischio che i magistrati corrono quando si gettano senza autocontrollo nella mischia politica: quello di fare propri i difetti peggiori della politica stessa, a cominciare dalle argomentazioni sensazionalistiche, da sempre strumento privilegiato dei demagoghi, anziché portare nel confronto politico la serietà e il rigore della loro dottrina.