Feb
04
2016
Stralciamo la stepchild e delega al governo sulle adozioni
La mia intervista ad "Avvenire"

C'è chi lo indica come il "grande mediatore", ma è una etichetta che Giorgio Tonini, in pubblico e in privato, tende a rifuggire. Guarda caso però, quando a Palazzo Ma­dama ci sono partite difficili, lui si piaz­za sempre a centrocampo. «Istinto na­turale, cerco sempre grane», dice il se­natore dem, presidente della commis­sione Bilancio e membro della segrete­ria Pd. «Guardi, non ci sono grandissime novità», dice tra una galleria e l'altra del­la Roma-Firenze. Poi però si corregge: «In realtà resta questo dato importante, interessante, l'apertura di Alfano. Impo­ne al Pd un atteggiamento di dialogo, è giusto cercare convergenze anche con le opposizioni ma non prima di aver esplorato tutti i possibili punti di contat­to nella maggioranza che sostiene il go­verno. Poi bisogna vedere nel merito e numeri alla mano se la ricerca di una sintesi con Ncd allarga o restringe il con­senso intorno alla legge».

Insomma, lei non è così liquidatorio verso Alfano come alcuni suoi colleghi dipartito...

Parlare con loro mi sembra puro buon senso. Poi bisogna vedere se tutto Ned è disposto a raggiungere un compromes­so, o solo una parte. E che impatto avrà questo sul Pd e sulle altre forze parla­mentari.

 

Aprire un dialogo con Ned significa prendere in considerazione lo stralcio della stepchild oppure cercare una nuo­va mediazione?

Vediamo, difficile da dire, intanto par­liamo.

 

Però lei, l'ipotesi di togliere l'articolo 5 di mezzo, come la considera?

Lo stralcio può essere una via d'u­scita se aumenta e non riduce il consenso intorno alla legge e non diventa il pretesto per affossare il ddl, che invece deve andare in porto. Io dico che sino all'ultimo minuto dobbiamo cercare le massime convergenze in Parlamento facendo in modo di non discostarci dai sentimenti del Paese.

 

Mica facile, senatore...

Possibile, però, solo se un eventuale stralcio non si trasformasse nel rinvio si­ne die del tema della regolazione di si­tuazioni di fatto che ci sono e non si pos­sono ignorare. Per essere chiari: allo stral­cio dell'articolo 5 dovrebbe corrispon­dere un impegno serio ad una organica riforma delle adozioni da chiudersi in un tempo ragionevole: in 6 mesi, un an­no al massimo. Anche attraverso una de­lega del Parlamento al governo, se que­sto serve ad accelerare. Il solo stralcio della stepchild, senza un impegno di questo tipo, vorrebbe dire lasciare tutto in mano alla magistratura.

 

Resta poi l'ipotesi del pre-affido adot­tivo per "attenuare" la stepchild...

È tutto in campo, è chiaro che questa ipotesi ha più una funzione di recupe­rare ü massimo consenso nel recinto delPd.

 

Cosa pensa delle parole del presidente dell'associazione pediatri?

Sono padre di sette figli, non sono indif­ferente a quanto dice Corsello. Il punto è questo: tutti vorremmo che i bambini crescessero in un ambiente ideale in cui ci sono una mamma e un papà che si vogliono bene e vivono in armonia. Poi ci sono diverse situazioni che si disco-stano dall'ideale e nelle quali bisogna comunque dare il massimo di tutela al minore. Le famiglie in cui ci sono con­flitti, separazioni, addirittura contesti in cui si mostra disprezzo e noncuranza verso il bambino. E i nuclei monopa­rentali, che sono tanti. In queste realtà che si discostano dall'ideale ci sono an­che i figli di un genitore omosessuale. La stepchild, che ha tanti limiti e controin­dicazioni, interviene su questo tema co­me risposta alla domanda: come tutela­re in pieno questi bambini che esistono ed esisteranno?

 

Tutto ciò col rischio, però, di "legaliz­zare di fatto" l'utero in affitto...Ha visto l'intervista televisiva del senatore Lo Giudice?

No, non l'ho vista. Ma a prescindere il mio giudizio non cambia: è una pratica moralmente discutibile sia quando vi ricorrono le coppie omosessuali sia quando vi ricorro­no - e sono la grande maggioran­za - le coppie eterosessuali. Non vorrei mai che l'indignazione fos­se in un senso solo, verso i gay. Il punto è come fermare tale pratica in modo più efficace. E purtroppo, se non vogliamo essere populisti, non è per niente facile.

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