Ma perché il presidente della Toscana, Enrico Rossi, invece di battersi per accrescere l'autonomia della sua terra, se la prende con l'autonomia dei friulani o dei trentini? Se anche, per ipotesi, venisse cancellata l'autonomia speciale del Trentino - Alto Adige, o quella del Friuli - Venezia Giulia, che cosa ci guadagnerebbero i toscani? Le autonomie speciali, dice Rossi, sono pagate dagli altri italiani. Questo è stato vero per molto tempo. E non del tutto immotivatamente. Poche settimane fa, a Mosca, Matteo Renzi ha proposto a Putin, per le regioni russofone dell'Ucraina, una soluzione modellata sull'autonomia speciale del nostro Trentino - Alto Adige. Già, perché il modo col quale l'Italia ha saputo gestire e tuttora gestisce, ad esempio, la questione altoatesino-sudtirolese, è un modello positivo, ammirato e studiato nel mondo. Non a caso è un modello che porta la firma di statisti come Alcide Degasperi prima e Aldo Moro poi. Ci è costato un po' di soldi, è vero, ma ci ha risparmiato una guerra civile: in altri paesi, anche europei, dove non si è saputo, voluto o potuto utilizzare le autonomie speciali, si è dovuto fare ricorso alle truppe speciali. E Rossi converrà che queste ultime costano molto di più delle prime, anche solo sul piano finanziario. Detto questo, è da tempo che Regioni e Province autonome hanno condiviso, con i diversi governi che si sono alternati a Roma, la necessità di ridurre drasticamente il loro costo per la collettività nazionale. E così è avvenuto: dai tempi del governo Prodi, con Ciampi ministro del Tesoro, fino al governo Renzi. Con l'attribuzione alle autonomie speciali di grandi e gravose competenze, senza ulteriori trasferimenti di risorse, ma anzi con la previsione di sostanziosi contributi finanziari per il risanamento della finanza statale. Al punto che oggi la percentuale delle entrate fiscali restituite alle Regioni e Province autonome non è più quella prevista dagli Statuti, ma molto inferiore: ad esempio, per le Province autonome di Trento e di Bolzano, il ritorno di gettito, come è giusto che sia, è da tempo molto inferiore al 90 per cento previsto. In ogni caso, se ci sono controversie su questo punto, le si superi, attraverso il confronto e il contraddittorio pubblico: presso la Conferenza Stato-Regioni, in Parlamento, dove si vuole. Ma non si confonda la questione delle risorse, per quanto importante, con quella dell'autonomia speciale e delle sue ragioni storiche profonde. E se si deve ridurre il gap tra le competenze delle autonomie speciali e quelle delle Regioni ordinarie, lo si faccia rafforzando queste ultime, non indebolendo le prime, che si sono dimostrate, almeno al Nord (più complesso e controverso è ovviamente il caso di Sardegna e soprattutto Sicilia), casi di successo. Così vuole, del resto, la nostra Costituzione, che all'articolo 116 (quello dedicato alle autonomie speciali) prevede anche che "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia... possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata." Ad esempio, Trento e Bolzano, nell'ambito dei principi generali definiti dallo Stato, gestiscono in proprio la scuola, dagli asili nido fino all'Università, pagandola interamente con le proprie risorse. Perché la Regione di Dante e Leonardo, Michelangelo e Galileo, fino a don Milani e Benigni, non chiede analoga autonomia speciale, con relativo trasferimento delle risorse oggi impiegate dallo Stato in Toscana? Non sarebbe più interessante discutere di questo, in campagna elettorale per il rinnovo degli organi di governo della Regione, che di come togliere l'autonomia speciale a Trento e Trieste, che hanno dimostrato di saperla usare in modo intelligente e virtuoso? Come diceva Olof Palme, dobbiamo combattere la povertà, non la ricchezza. Parole sagge e innovative, per la cultura politica della sinistra. Parole che valgono anche per l'autonomia.
Giorgio Tonini
(senatore della Valsugana, vicepresidente dei senatori Pd, responsabile autonomia e federalismo italiano ed europeo nella segreteria nazionale del partito)