Il capogruppo del Pd in commissione esteri, Giorgio Tonini, ex presidente della Fuci, non ha paura di parlare di "boots on the ground", di scarponi italiani sul suolo libico. «Finalmente il tema Libia ha conquistato la prima pagina. Era tanto tempo che l`Italia richiamava l`attenzione su una situazione esplosiva. Ora la questione si è ulteriormente aggravata. Vogliamo che Ue e Usa si concentrino sull`obiettivo».
Che cosa occorre?
«Serve un`iniziativa internazionale di pressione. Ma la preoccupazione è che ormai sia fuori tempo massimo, speriamo non sia così. Occorrere una rapida riconciliazione tra le due entità che si dividono la Libia. Se non lo fanno finirà per esserci una Libia sola e sarà una Libia nera, del nero del Califfato».
E il percorso alternativo?
«Se il rischio è quello dell`arrivo di una marea nera ci dovremo difendere. Se l`Isis prende la Libia non può non essere interpretato come un attacco diretto all`Italia e all`Europa. Dobbiamo mettere in campo tutti gli strumenti politici e militari perché ciò non avvenga e perché nell`area si arrivi alla stabilizzazione».
Se anche le due Libie dovessero tornare assieme, basteranno a fronteggiare l`Isis?
«Ovviamente anche in quel caso saremmo pronti ad offrire loro il massimo supporto nelle forme e nei modi decisi insieme. Massimo supporto, nulla escluso».
Anche con un dispiegamento delle nostre forze di terra?
«Sì, anche mandando lì i nostri soldati, magari con indosso i caschi blu. Però ricordiamocelo: il nostro esercito non esiste solo per le operazioni di peace keeping, ma serve innanzitutto per difendere la patria. Quando da varie parti si dice che possiamo fare a meno, ad esempio, dell`aeronautica, o magari ridurre radicalmente le spese militari, bisogna stare attenti».
Anche in casa sua?
«Sì, anche da pezzi del Pd. È ora di capire che siamo al centro dell`area più pericolosa del mondo e che ora non si scherza più».