Aug
01
2014
Il mio intervento in Aula nel dibattito sulla riforma della Costituzione

Ieri il Senato ha approvato l'articolo 2 della riforma costituzionale. E' passato così il cuore della riforma, il nuovo bicameralismo, basato su una nuova Camera politica (la camera dei deputati), dotata del potere di fiducia al Governo ed eletta direttamente dai cittadini (il nostro Bundestag) e un Senato espressione delle autonomie (il nostro Bundesrat).

 

TONINI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TONINI (PD). Signor Presidente, credo che lo stile della discussione che si è tenuta e si sta tenendo sull'emendamento 2.1360 sia quello che tutti auspichiamo per i nostri lavori e penso che se si lavora così facciamo onore al Senato, al Parlamento italiano, in definitiva a noi stessi (Commenti del senatore Crimi) nonché alla Costituzione, che stiamo "osando" riformare. (Applausi ironici del senatore Santangelo).
Le questioni che ha posto il collega Chiti sono di assoluto rilievo e tuttavia non ci convincono. Naturalmente, sono considerazioni che vanno rispettate, perché si collocano nel dibattito anche sull'opinabile; sappiamo tutti che ci stiamo assumendo anche una dose di rischio in questa riforma, perché c'è davanti a noi qualcosa di incognito: stiamo trasformando radicalmente il Parlamento italiano nell'auspicio e nella speranza che possa funzionare meglio per il nostro Paese.
Qual è il ragionamento che sta alla base del testo scaturito dalla Commissione e che modifica in maniera significativa il testo proposto dal Governo? Il ragionamento fatto è il seguente. In Italia oggi il nostro sistema si basa su due corpi di legislatori: il corpo dei legislatori parlamentari, che fanno le leggi dello Stato, a confronto con il Governo con il quale hanno un rapporto fiduciario, e il corpo dei consiglieri regionali, eletto dal popolo esattamente allo stesso modo, con la stessa legittimazione con cui è eletto il primo corpo, quello dei parlamentari, e che fa le leggi regionali. Parliamo di 950 parlamentari e circa altrettanti - adesso sono stati un po' ridotti - consiglieri regionali.
L'attuale sistema sdoppia il corpo dei parlamentari in due Camere, che fanno sostanzialmente lo stesso lavoro. Non vi nascondo che tale sdoppiamento ha anche dei pregi, come abbiamo detto tante volte, quali il fatto di poter rileggere, rivedere, ma anche dei costi. Non intendo costi economici (anche quelli, naturalmente) ma anzitutto un costo politico, e cioè il fatto che, come è successo in questa legislatura, è difficile immaginare un Governo legittimato direttamente dal corpo elettorale attraverso una legge maggioritaria che può funzionare in maniera diversa nelle due Camere e quindi produrre lo stallo di governabilità che abbiamo conosciuto in questa come in altre legislature. Siamo quindi tutti d'accordo che bisogna togliere ad una delle due Camere la funzione fiduciaria e concentrare il corpo dei parlamentari eletti per legiferare in una sola Camera, che abbia essa sola il rapporto fiduciario con il Governo. Dopodiché, si pone il problema di cosa fare: eliminiamo la seconda Camera o la trasformiamo? Si può eliminare la seconda Camera; la maggioranza dei Paesi europei è retta da una sola Camera elettiva, ma tutti i grandi Paesi europei hanno due Camere, perché tutti i grandi Paesi europei hanno il problema di come armonizzare l'attività legislativa statale con quella regionale.
Ecco, allora, la soluzione della seconda Camera. La seconda Camera è espressione del secondo corpo legislativo, cioè quello dei consiglieri regionali, che hanno una funzione democratica altrettanto importante di quella dei parlamentari. Questa seconda Camera deve servire a coordinare l'attività legislativa con la prima. Non ha dunque senso proporre una terza figura di eletti direttamente dal popolo come i deputati, ma che dovrebbero rappresentare le Regioni come i consiglieri regionali. È legittimo avanzare questa proposta, ma a mio modo di vedere e a modo di vedere di quella che si è costruita come una maggioranza, non è ragionevole, non è razionale. Forse è più razionale, efficiente, ragionevole e comprensibile anche per i cittadini - almeno così ci auguriamo - che vi sia la Camera che rappresenta il legislatore regionale. Dopodiché, come ha già evidenziato il senatore Maran riprendendo le giuste osservazioni del senatore Chiti, vi sono i modelli tedesco e austriaco: noi ci stiamo avvicinando di più a quello austriaco. Tutto è opinabile in questo campo; non c'è un solo modello in Europa, ma ce ne sono tanti. Ci stiamo collocando, però, dentro un sicuro alveo democratico.
Da questo punto di vista, mi confortano le parole del collega Chiti, che ha riconosciuto la piena democraticità del nostro percorso. Sottolineo che le parole, poc'anzi spese dal senatore Pagliari a difesa del carattere pienamente democratico della nostra proposta, certamente non erano rivolte a lui, ma ad altre voci che si sono sentite in Aula che - per così dire - provano troppo: sostenendo che il nostro percorso non è democratico hanno escluso dal novero delle democrazie la stragrande maggioranza dei modelli che funzionano nei grandi Paesi europei.
Ci deve accompagnare un timore-tremore mentre stiamo osando modificare la Costituzione, forse nel punto più delicato che è quello del Parlamento. Infatti, il Parlamento è il cuore della nostra democrazia e noi stiamo effettuando un'operazione a cuore aperto: anche per questo motivo il clima in quest'Aula dovrebbe essere più simile a quello di una sala operatoria, nella quale si entra con grande attenzione e grande disciplina, e un po' meno vicino a quello dello stadio. Se riusciamo tutti insieme a fare questo, possiamo svolgere un lavoro positivo e certamente offrire un contributo al miglioramento della riforma della nostra democrazia, tanto attesa da molti anni. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Quagliariello).

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