«Accettiamo il confronto, anche sul semipresidenzialismo. Non andiamo sull'Aventino cadendo nella trappola di Berlusconi». Il senatore del Pd Giorgio Tonini, veltroniano, avverte dai rischi di tirarsi indietro e - per ricomporre le divisioni interne nel partito - chiede che siano Direzione e assemblea nazionale a votare una proposta.
La bozza Violante è ancora sufficiente?
Nel partito c'è ormai una posizione condivisa che è quella di rafforzare il ruolo del primo ministro nell'ambito di un sistema neo-parlamentare. E' il premierato forte che si ispira al modello inglese, spagnolo e al cancellierato tedesco. Sono tre varianti che hanno in comune la centralità della figura del primo ministro che è anche - e lo sottolineo - il leader del partito di maggioranza.
Sottolinea che candidato premier e leader del partito devono coincidere perché questo è un punto di divisione nel Pd: ci saranno strappi o addirittura scissioni?
E' una prova determinante per il Pd. Sono fiducioso che ne sapremo uscire bene - senza lacerazioni- se si aprirà nel partito un vero confronto, ampio, che escluda trattative segrete. Poi, come in ogni procedura democratica, per decidere si voterà in Direzione e in Assemblea nazionale.
Voi veltroniani puntate su una legge a doppio turno o sul Mattarellum mentre una parte del Pd preme - come i dalemiani - per il tedesco: c'è un compromesso?
Il punto fondamentale - che è poi la ragione costitutiva del Pd -è che bisogna mettere nelle mani dei cittadini non solo la scelta di un partito ma di chi li governa. Attraverso quali regole arrivarci è secondario, si può essere laici: c'è il sistema inglese, quello francese e anche quello tedesco - proporzionale, con sbarramento - ma corretto a un principio che non è mai stato messo in discussione e cioè che il cancelliere è il leader del partito di maggioranza relativa. Tutti i modelli vanno bene se il compito di scegliere i governi e affidato ai cittadini e non ai capi di partito che si accordano dopo il voto.
Enrico Letta dice che il Pd deve respingere sia l'ipotesi presidenziale che semipresidenziale: lei che ne pensa?
Penso che non bisogna cadere nella trappola di Silvio Berlusconi - cioè chiuderci al confronto e farci spingere sull'Aventino da Berlusconi. Il risultato sarà quello di compattare il centrodestra e percorrere la strada rischiosa del referendum. Berlusconi chiederà la legittimazione su due temi popolari: elezione diretta e taglio dei parlamentari. Se invece accetteremo il confronto - anche se sul tavolo c'è il semipresidenzialismo - potremmo offrire una sponda di dialogo alla Lega e a Fini.
Dunque sedersi al tavolo e tratare con Bossi e Fini?
Mi auguro che la Lega mantenga il metodo scelto sul federaliismo fiscale. Allora, il govero ombra del Pd veltroniano presentò una sua proposta - mentre Bersani ed altri volevano intervenire solo con emendamenti - e su quella facemmo la nostra battaglia parlamentare. Ecco, immagino uno schema simile. Non un Aventino.