Il senatore Giorgio Tonini, renziano, è stato tra i principali sostenitori della candidatura di Elisa Filippi alla segreteria del Pd del Trentino e oggi si dice sconcertato per come sono andate le cose.
Senatore Tonini, lei dopo le primarie aveva proposto la soluzione unitaria, invece Robol e Scalfi si sono accordati escludendo Filippi. Sorpreso?
Io sono sconcertato da questo esito. Continuo a pensare che dopo le primarie, visto com’era andata, fosse doveroso da parte di tutti cercare ciò che unisce non quello che divide per dare una guida al partito in un clima unitario. Nella mia esperienza politica ho visto riunioni fiume per cercare accordi. In questi giorno ci sono state riunioni fiume per cercare pretesti di disaccordo. La maggioranza relativa del Pd emersa dalle primarie viene a tavolino emarginata: è una cosa mai vista. C’è stata una emarginazione scientificamente perseguita. Renzi ha vinto con il 70% dei consensi eppure ha offerto la presidenza dell’assemblea a Cuperlo, leader della minoranza. Loro neppure questo. Io quello che mi domando è: perché?
Non vede una motivazione politica dietro questa esclusione di Filippi?
Io mi rifiuto di pensare che la motivazione sia un coacervo di risentimenti e piccole vendette trasversali, ovvero qualcosa che avrebbe a che fare più con la psicologia che con la politica. Mi sforzo di vedere le ragioni politiche di questa scelta di due componenti di fare un accordo che mette fuori dalla guida del partito una parte così consistente. Quello che ho colto dalle prime dichiarazioni sono due elementi. Il primo è un giudizio liquidatorio dell’esperienza di questi anni, che io respingo al mittente, perché il Pd è il promo partito in Provincia e si è consolidato in questi anni; è al governo di tutte le città principali, esclusa Pergine, e ha consolidato la coalizione di centrosinistra autonomista, soprattutto in occasione delle elezioni politiche con il risultato storico di 16 parlamentari su 19, nessuno voleva e che io ho vinto. Ora, auguro a questi amici di riuscire a fare la stessa cosa.
Però avete perso la presidenza della Provincia.
Sì, perché un leader non si inventa facilmente e il Pd ha dovuto fare i conti con il passo indietro non del tutto spiegato di Pacher, che se n’à andato con motivazioni polemiche. Ora non mi sembra che sia un buon modo di aprire una fase nuova una rottura interna al Pd che porterà un grande dispendio di energie in lotte interne.
Qual è l’altro elemento politico che vede in questo patto fra Robol e Scalfi?
Leggo una certa freddezza se non vera e propria ostilità verso la rivoluzione renziana e l’idea che il Trentino debba essere preservato da questa, benché anche qua le primarie nazionali abbiamo dato una netta indicazione del nostro elettorato a favore di Renzi. Due aree di incerta definizione si sono coalizzate contro la proposta di Filippi che era di una chiarezza cristallina.
Non pensa che proprio perché chiaramente renziana la proposto di Filippi avrebbe dovuto avere allora maggiore consenso?
C’è un dato strutturale per cui alle primarie provinciali si fa più fatica a mobilitare le persone rispetto a quelle nazionali. Inoltre, si sono svolte nel pieno dello scandalo dei vitalizi, che ha portato a una repulsione di molti per la politica che nemmeno le posizioni più nettamente di cambiamento potevano riuscire a superare. Ora vedremo. E vorrei aggiungere una cosa.
Cosa?
Quando io feci il passo indietro a favore di Nicoletti per la segreteria, ricevetti un messaggio di plauso da Lucia Fronza Crepaz, che mi disse che l’unità è nel carisma dei focolarini. Mi ha sorpreso che in questa occasione lei abbia invece benedetto la rottura. Mi auguro che da presidente lavori per l’unità.
Scalfi ha accusato Filippi di non avere autonomia perché dietro c’erano Tonini e Andreatta.
È una stupidaggine e lo trovo offensivo per Elisa. Filippi ha portato in Trentino per prima e da sola la proposta di Renzi raccogliendo consensi girando con il camper nella freddezza mia e di altri del partito. Si è inventata da sola. È tosta.
L.P. Twitter: @patrunoladige