Mar
30
2010
Non bastano Udc e no a Bersani
Il mio commento dei risultati delle elezioni regionali nell' intervista pubblicata sull'Adige
 

«Al Nord la Lega si dimostra capace di trattenere nel centrodestra la crisi di consenso di un Pdl in affanno e di un governo Berlusconi, che non ce la fa ad affrontare 1 problemi della gen­te». Il senatore Giorgio Tonini, presi­dente del Pd del Trentino, commen­ta con prudenza, quando ancora im­portanti regioni come il Piemonte e il Lazio sono in bilico, i risultati delle elezioni in 13 regioni italiane e non è un buon risultato per il centrosinistra che partiva con 11 governatori su 13.

Senatore Tonini, il Trentino è sempre più un'Isola nel Nord Italia, da dove può co­minciare il Pd con il centrosinistra per riconquistare credibilità e consensi?

Io mi auguro che nel Pd si apra ora una seria discussione di prospettiva sulla linea politica. Sono d'accordo con Bersani che dice che dobbiamo passare dall'opposizione all'alterna­tiva, ma questa non si fa solo con L'antiberlusconismo né mettendo insie­me tanti pezzetti, ovvero con l'aritmetica delle alleanze. SI fa se si rie­sce a costruire una proposta per il Paese.

In Piemonte l'Udc sosteneva Mercedes Bresso, non è stata un'alleanza impor­tante?

Sì, ma certo in Lombardia o in Vene­to anche se ci fosse stata un'alleanza del Pd con l'Udc non avrebbe fatto la differenza. In queste regioni il solco tra il centrosinistra e gli elettori è pro­fondo. Per questo dico che nel pros­simi tre anni dobbiamo lavorare per costruire una proposta politica rifor­mista, che non può che partire da un cambiamento di noi stessi, che non vuol dire ricominciare con le rese dei conti interne al partito, perché que­sta è l'ultima cosa che ci serve.


Quindi riscomporre il bipolarismo e ave­re al fianco un forte partito di centro non può fare la differenza per il Pd soprat­tutto al Nord?

No, non è da qui che dobbiamo par­tire ma dobbiamo tornare a parlare alla società del Nord e da questo pun­to di vista la candidatura di Bortolussi era molto interessante e ora sareb­be un errore dire che non ha funzio­nato perché la credibilità rispetto ai mondi dell'artigianato e della picco­la impresa che lui rappresenta, ovve­ro il tessuto che fa il modello Nord Est, non è che si costruisce solo con una candidatura. Questo è un inizio e a partire da questo devi costruire un percorso coerente sul tempo me­dio lungo.


Alla fine, però, come dice sempre il mi­nistro Tremonti, il Pd dimostra di esse­re un partito appenninico, che tiene so­lo nelle regioni rosse del centro. Non è cosi?

In Mezzogiorno noi teniamo la Puglia grazie all'Udc che non si è alleato con il Pdl, ovvero alla divisione nel cam­po del centrodestra e al consenso per­sonale di Vendola, però poi perdiamo Campania e Calabria e se sommiamo le sconfitte recenti di Abruzzo e Sar­degna si può dire che dove eravamo maggioranza ora siamo minoranza.


Il Pdl è forte al Sud, la Lega al Nord. Si può dire che è un'alleanza perfetta per­ché la combinazione del due partiti con­sente di vincere?

Intanto, va sottolineato che c'è un 35% di italiani che non è andato a votare e noi dobbiamo riuscire a parlare a questi italiani. Io comunque sono preoccupato per la tenuta del Paese per­ché il Pdl si sta meridioanalizzando, indebolendosi al Nord dove c'è l'ege­monia della Lega. Temo per le forze centrifughe che possono disgregare l'unità nazionale. E vero che oggi per convenienza il Pdl e la Lega sono al­leati, ma sono anche portatori di in­teressi contrapposti e questo porte­rà a inevitabili scontri. L'impegno del Pd dovrà essere quello di tornare a essere un partito nazionale, quello che non c'è più neanche nel centro­destra, che parla a tutto il Paese.

Luisa Maria Patruno

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