«Al Nord la Lega si dimostra capace di trattenere nel centrodestra la crisi di consenso di un Pdl in affanno e di un governo Berlusconi, che non ce la fa ad affrontare 1 problemi della gente». Il senatore Giorgio Tonini, presidente del Pd del Trentino, commenta con prudenza, quando ancora importanti regioni come il Piemonte e il Lazio sono in bilico, i risultati delle elezioni in 13 regioni italiane e non è un buon risultato per il centrosinistra che partiva con 11 governatori su 13.
Senatore Tonini, il Trentino è sempre più un'Isola nel Nord Italia, da dove può cominciare il Pd con il centrosinistra per riconquistare credibilità e consensi?
Io mi auguro che nel Pd si apra ora una seria discussione di prospettiva sulla linea politica. Sono d'accordo con Bersani che dice che dobbiamo passare dall'opposizione all'alternativa, ma questa non si fa solo con L'antiberlusconismo né mettendo insieme tanti pezzetti, ovvero con l'aritmetica delle alleanze. SI fa se si riesce a costruire una proposta per il Paese.
In Piemonte l'Udc sosteneva Mercedes Bresso, non è stata un'alleanza importante?
Sì, ma certo in Lombardia o in Veneto anche se ci fosse stata un'alleanza del Pd con l'Udc non avrebbe fatto la differenza. In queste regioni il solco tra il centrosinistra e gli elettori è profondo. Per questo dico che nel prossimi tre anni dobbiamo lavorare per costruire una proposta politica riformista, che non può che partire da un cambiamento di noi stessi, che non vuol dire ricominciare con le rese dei conti interne al partito, perché questa è l'ultima cosa che ci serve.
Quindi riscomporre il bipolarismo e avere al fianco un forte partito di centro non può fare la differenza per il Pd soprattutto al Nord?
No, non è da qui che dobbiamo partire ma dobbiamo tornare a parlare alla società del Nord e da questo punto di vista la candidatura di Bortolussi era molto interessante e ora sarebbe un errore dire che non ha funzionato perché la credibilità rispetto ai mondi dell'artigianato e della piccola impresa che lui rappresenta, ovvero il tessuto che fa il modello Nord Est, non è che si costruisce solo con una candidatura. Questo è un inizio e a partire da questo devi costruire un percorso coerente sul tempo medio lungo.
Alla fine, però, come dice sempre il ministro Tremonti, il Pd dimostra di essere un partito appenninico, che tiene solo nelle regioni rosse del centro. Non è cosi?
In Mezzogiorno noi teniamo la Puglia grazie all'Udc che non si è alleato con il Pdl, ovvero alla divisione nel campo del centrodestra e al consenso personale di Vendola, però poi perdiamo Campania e Calabria e se sommiamo le sconfitte recenti di Abruzzo e Sardegna si può dire che dove eravamo maggioranza ora siamo minoranza.
Il Pdl è forte al Sud, la Lega al Nord. Si può dire che è un'alleanza perfetta perché la combinazione del due partiti consente di vincere?
Intanto, va sottolineato che c'è un 35% di italiani che non è andato a votare e noi dobbiamo riuscire a parlare a questi italiani. Io comunque sono preoccupato per la tenuta del Paese perché il Pdl si sta meridioanalizzando, indebolendosi al Nord dove c'è l'egemonia della Lega. Temo per le forze centrifughe che possono disgregare l'unità nazionale. E vero che oggi per convenienza il Pdl e la Lega sono alleati, ma sono anche portatori di interessi contrapposti e questo porterà a inevitabili scontri. L'impegno del Pd dovrà essere quello di tornare a essere un partito nazionale, quello che non c'è più neanche nel centrodestra, che parla a tutto il Paese.
Luisa Maria Patruno