Jun
09
2013
Dal Brennero alla Valdastico
Pubblicato su wwww.lavalsugana.it

Lunedì 3 giugno sono sceso a Roma passando per il Brennero. Al mattino il villaggio di Mules, tra Fortezza e Vipiteno, è stato per qualche ora teatro di un mini-vertice, nazionale e perfino europeo. Il deputato della Svp Daniel Alfreider, ingegnere, fino alle elezioni dipendente della Bbt, la società italo-austriaca che sta realizzando il tunnel di base del Brennero, aveva infatti organizzato un incontro dei parlamentari eletti in Trentino - Alto Adige con i vertici della Bbt e con Pat Cox, leader storico dei liberali inglesi, ex-presidente del Parlamento europeo e oggi coordinatore del corridoio europeo n.1 Berlino-Palermo.

 

Praticamente invisibile dall'esterno, nelle viscere della montagna, a due chilometri dalla pendice e 150 metri sotto il livello del suolo, è ospitato un cantiere gigantesco, che ha già scavato diversi chilometri di cunicolo esplorativo, da sud a nord, da Aica fino a Mules e oltre, e qualche chilometro di galleria, compresi due "casoni" logistici, cioè rigonfiamenti della galleria (200 metri quadrati di sezione) destinati al montaggio della grande fresa escavatrice.

 

Il cunicolo è posizionato 12 metri sotto le gallerie e serve in una prima fase per esplorare la roccia da scavare e in una seconda per ospitare un lunghissimo nastro trasportatore, che porta fuori dal cantiere, verso i punti di stoccaggio, i milioni di metri cubi di roccia sottratti alla montagna. In questo modo si evita di trasportare il materiale da riporto su strada, con i problemi di traffico, polveri e inquinamento che questo comporterebbe. La roccia frantumata verrà in parte venduta sul mercato, in parte impiegata per le opere di finitura interne alla galleria, in parte utilizzata per il ripristino ambientale di alcune aree lungo la valle dell'Isarco.

 

La visita al cantiere ha rafforzato la mia profonda convinzione circa l'utilità delle grandi opere, in particolare ferroviarie. Sia nel loro scopo primario: spostare traffico dalla strada, tecnologia ormai matura per non dire arretrata, alla ferrovia, tecnologia assai più avanzata, innovativa e sostenibile. Sia nei tanti positivi effetti collaterali: non solo in termini di occupazione, ma anche di ricerca, di progresso tecnologico, di competitività internazionale. Le risposte puntuali e convincenti dei dirigenti di Bbt alle domande di colleghi "critici", preoccupati soprattutto dell'impatto ambientale dell'opera, come i deputati Fraccaro (M5s) e Kronbichler (Sel), hanno dimostrato una volta di più, almeno ai miei occhi, che sviluppo e ambiente non sono affatto in contraddizione tra loro, se ci si mette in mezzo l'innovazione tecnologica.

 

La galleria di base sarà completata nel 2025. La vera incognita è se per quella data sarà pronta anche la linea a sud, da Fortezza a Verona: 200 chilometri di attraversamento di un'area assai complessa, sia sotto il profilo morfologico, sia soprattutto (al contrario del tratto Fortezza-Innsbruck, praticamente disabitato) sotto il profilo urbanistico, trattandosi di una valle densamente popolata, almeno da Bolzano in giù. La sensazione condivisa tra i colleghi (oltre ai due già citati, c'erano tre parlamentari della Svp, oltre a Nicoletti e a me del Pd) è che siamo in ritardo, sia sotto il profilo del dibattito pubblico sui tracciati e il loro impatto sulla valle dell'Adige, sia sotto il profilo finanziario.

 

Su quest'ultimo aspetto in particolare ho interpellato Pat Cox, chiedendogli qual è la quota parte del costo dell'opera supportata direttamente dall'Unione europea e se non ritiene che su questo tipo di opere si debba aumentare tale quota, anche ricorrendo a strumenti innovativi come i cosiddetti "project Bond", ovvero obbligazioni di scopo garantite dall'Ue ed emesse da società che realizzano un progetto infrastrutturale, per finanziarne la realizzazione. Cox mi ha risposto che attualmente la quota a carico dell'Ue è il 27 per cento e che in effetti lui vedrebbe molto bene l'emissione di project Bond europei, ma che è la politica a dover creare le condizioni perché questo diventi possibile.

 

Dal confronto con Cox sono uscito rafforzato nel mio convincimento che è su questo terreno che dobbiamo ingaggiare l'Europa e in particolare la Germania. Non per chiedere sconti sul risanamento che dobbiamo fare e sulla competitività che dobbiamo riconquistare, attraverso le necessarie, anche dolorose, riforme. Ma per chiedere che accanto al rigore nazionale, che per noi è un passaggio ineludibile, ci sia anche la politica espansiva, attraverso grandi investimenti pubblici, nelle infrastrutture, nella formazione, nella ricerca. Una politica espansiva finanziata direttamente dall'Ue, utilizzando la forza dell'euro per attirare e mobilitare capitali da investire. Questo deve essere lo "scambio politico", il nuovo compromesso virtuoso, per il quale il governo Letta deve battersi in Europa, penso mentre la Frecciargento del pomeriggio di lunedì mi porta a Roma.

 

Martedì mattina abbiamo in Aula il voto finale sul decreto che sblocca il pagamento almeno di una parte dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. Il Senato approva, all'unanimità. Ma è facile votare a favore, quando si tratta di distribuire risorse. Molto più difficile quando si tratta di dire dei no, o anche solo di comporre diverse esigenze, diverse richieste. Appena votato in Aula, c'è riunione di presidenza del gruppo. Ci sono problemi seri sul provvedimento successivo, il cosiddetto decreto emergenze, che stanzia un po' di milioni a favore delle aree terremotate dell'Abruzzo e dell'Emilia. I problemi sono di due tipi: le risorse sono poche, anche solo per dare risposte soddisfacenti ad abruzzesi ed emiliani; ma le richieste aumentano, perché altre regioni chiedono che anche la loro emergenza trovi ristoro. Non si riuscirà a trovare la quadra per tutta la settimana. La conversione del decreto slitterà alla prossima.

 

Martedì pomeriggio c'è la Direzione nazionale del Pd, la prima del dopo-Bersani e con Letta a Palazzo Chigi. Epifani riafferma il forte sostegno del Pd al governo, impegnato per la ripresa economica e le riforme costituzionali. Propone alcune modifiche allo statuto, che cambierebbero (a mio modo di vedere non in meglio) il volto del Pd: separazione tra segretario e candidato premier; elezione del segretario da parte degli iscritti e di un albo degli elettori; revisione degli organismi nazionali, per renderli (e questo è giusto) meno pletorici; anticipazione dei congressi dei circoli e provinciali e solo in una fase successiva presentazione delle candidature alla segreteria nazionale, in modo (si dice) da favorire un dibattito libero, non chiuso da subito nelle gabbie correntizie delle mozioni nazionali.

 

Vedremo nelle prossime settimane se queste proposte faranno strada. Per intanto, va registrata la decisione di Epifani, approvata a larga maggioranza dalla Direzione, di costituire due organismi, la commissione per il congresso e la segreteria, sulla base di uno spirito unitario e garantendo la rappresentanza a tutte le (troppe) anime del partito. Una decisione criticata da molte parti, che tuttavia ottiene il risultato di rasserenare il clima interno. Accolgo con grande piacere la notizia che Epifani ha voluto in segreteria Antonio Funiciello, un giovane e brillante politico, giornalista, intellettuale, formatosi alla scuola esigente di Enrico Morando. In serata vengono resi noti anche i nomi degli esperti, scelti dal governo per supportare sul piano tecnico-scientifico la complessa operazione delle riforme istituzionali. È un bel segnale, penso, che ci siano tre esponenti di altrettante generazioni di riformisti: Augusto Barbera, Stefano Ceccanti, Francesco Clementi.

 

Mercoledì mattina, alle 8,30, è convocata la Commissione Esteri. All'ordine del giorno la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla violenza alle donne, già approvata dalla Camera e ora all'esame del Senato. La relazione è stata affidata da Casini (su mia richiesta) a Emma Fattorini, senatrice del Pd, docente universitaria, da sempre impegnata nel movimento di emancipazione femminile. Dopo la relazione, va in onda un siparietto che vede protagonista Casini, che non riesce a chiamare "Signora Ministra" Josefa Idem, per l'appunto ministra delle pari opportunità. Lei continua a correggerlo, inutilmente. Dal "Signora Ministro", Casini passa allora al "Senatrice Idem"... A nome del gruppo dichiaro il voto favorevole alla ratifica (anzi, per la precisione si deve dire: a dare mandato alla relatrice Fattorini a riferire in Aula in senso favorevole alla ratifica). Il mandato favorevole è votato all'unanimità. Mercoledì prossimo si va in Aula.

 

Il resto della giornata di mercoledì e giovedì mattina si perdono nell'inutile tentativo di chiudere un accordo sul decreto emergenze. E nella vicenda, molto ripresa dai media, Malan-pianisti-grillini. Martedì pomeriggio, il senatore del Pdl Lucio Malan, un valdese moralmente intransigente, per quanto berlusconiano da quattro legislature (la vita è bella perché è varia) era stato ripreso da un telefonino, impugnato da un anonimo senatore grillino, mentre votava schiacciando il pulsante nel posto dietro a quello in cui era seduto. Tutte le apparenze erano contro di lui. Inevitabile la sentenza infamante: è un "pianista", uno che vota, in modo truffaldino, per i colleghi assenti. Il filmato va in onda su diversi siti, compreso quello dell'Espresso, che scaricano contro Malan una valanga di insulti, contumelie, perfino minacce.

 

Senonché le apparenze possono ingannare: Malan era seduto in un posto che non era il suo, per parlare con un collega, ed aveva invece votato, girandosi, al suo posto. Mercoledì Malan ottiene la conferma della circostanza, tabulati elettronici alla mano, da parte del presidente Grasso. Ma deve reiterare la protesta, giovedì mattina, per ottenere dai senatori grillini la rimozione del filmato dal loro sito. E le loro scuse.

 

Torno a Trento venerdì mattina. In treno leggo sui nostri giornali della sentenza della Corte costituzionale sulla Valdastico. Una sentenza che dà torto alla Provincia autonoma di Trento sul piano formale, ma le dà invece ragione su quello sostanziale. Perché riafferma la necessità per il Governo dell'intesa con la nostra autonomia provinciale, se intende portare avanti la realizzazione dell'opera. Pacher, soddisfatto, apre ad un confronto con il Veneto.

 

È la stessa posizione che avevo tenuto in campagna elettorale: primato strategico della ferrovia, con il conseguente spostamento di tutto il traffico pesante di lunga percorrenza dalla gomma alla rotaia all'Interporto di Verona; apertura di un tavolo di confronto con il Veneto per il traffico interregionale; presa in considerazione dell'ipotesi completamento della Valdastico solo in presenza di documentati vantaggi (in termini di minor traffico) per la Valsugana.

 

Vedo invece che il mio collega Sergio Divina si è (imprudentemente) affrettato a cantare vittoria per la sentenza della Corte. È il primo leghista che festeggia (fraintendendola) una sentenza interpretata (da lui) come centralista e antiautonomista. Senza polemica, mi permetto di fargli osservare che il completamento della Valdastico si potrà realizzare solo se si dimostra che è utile al Trentino. E non se serve, con tutto il rispetto, solo agli azionisti della Serenissima.

 

 

 

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