Dec
22
2009
Noi il fumo, loro l'arrosto
Riflessioni su Cortona, il Pd e le riforme
Se non fosse una questione maledettamente seria, quella del rapporto tra la politica e i media, ci sarebbe
da morir dal ridere nel vedere rappresentata l'assemblea che Area
democratica ha tenuto lo scorso fine settimana a Cortona, come il
ritrovo di un correntone girotondino, capace solo di dire no al dialogo e alle riforme. Del resto, l'assemblea è stata introdotta da Michele Salvati, che è francamente arduo collocare tra gli esponenti del conservatorismo anti-riformista, e ha ascoltato interventi di personalità che solo m uno spettacolo di comicità dell'assurdo potrebbero essere indicate come profeti del massimalismo piazzaiolo e del "bipolarismo selvatico".
Da Fassino a Fioroni, da Gentiloni a Morando, per non dire di Veltroni e Franceschini. Ugualmente risibile è la rappresentazione di Area democratica come una ridotta di nostalgici irriducibili, intenti solo a proseguire con altri mezzi l'eterno, fantomatico duello tra dalemiani e veltroniani, ignorando il disarmo, questo sì unilaterale, dello stesso Veltroni, o a mettere pali tra le ruote del Pd pur di fare un dispetto a Bersani: mentre tutti sanno che Area democratica si è costituita sulla base del riconoscimento pieno e leale della vittoria di Bersani da parte di Franceschini, insieme alla scelta, ugualmente schietta, di collaborare col segretario in quella che è stata definita consensualmente come "gestione plurale" del Pd.A quanto pare, è comunque necessario ripetere che la necessità e l'urgenza delle riforme è uno dei caratteri costitutivi di Area democratica: a cominciare dalle riforme costituzionali, istituzionali ed elettorali, in breve dalle riforme della politica, che sono condizione necessaria per rendere credibile la prospettiva di quel ciclo riformista che l'Italia, a differenza degli altri grandi paesi europei, non ha mai conosciuto, con gravi conseguenze economiche, sociali e perfino etico-civili per il paese, e che rappresenta l'obiettivo strategico e la motivazione profonda della genesi stessa del Pd. Del resto, il Pd è stato esso stesso, per la sola ragione di essere nato, una riforma della politica e più precisamente del bipolarismo politico italiano: che noi democratici, con Veltroni, abbiamo voluto non più fondato su vaste e frammentate coalizioni, tenute insieme solo dall'antagonismo nei riguardi dello schieramento avversario, ma asciutte e ordinate alleanze di stampo europeo, costruite attorno a due grandi partiti a vocazione maggioritaria, capaci per la vastità dei loro consensi di esprimere la leadership e quindi la sintesi politica e programmatica dei rispettivi schieramenti. Per Area democratica, questo si è detto a Cortona, la via maestra per rendere il bipolarismo politico italiano meno selvatico e più civile resta quella percorsa in questi anni: una via ripida e tortuosa, che molte resistenze ha incontrato nello stesso campo nostro, ma obbligata. Se il dialogo sulle riforme è finalizzato a completare la strutturazione del sistema politico attorno a due grandi partiti a vocazione maggioritaria, egemoni nei rispettivi schieramenti, e ad alcune forze intermedie, il Pd non solo non può sottrarsi, ma deve mettersi alla testa dell'iniziativa riformatrice. Del resto, così è avvenuto in questi due anni: con il confronto sulla riforma elettorale, imposto dall'iniziativa referendaria, anche se poi naufragato insieme alla legislatura, e con l'accordo sulla riforma della legge elettorale europea. Per non parlare dell'atteggiamento aperto e propositivo tenuto dal Pd, con importanti risultati parlamentari, in materia di federalismo fiscale. Momenti di confronto tutto parlamentare, sempre alla luce del sole e senza mai scambi impropri.Quel che Area democratica ha chiesto a Bersani e al Pd nel suo insieme è chiarire se è ancora questo l'orizzonte strategico nel quale intende collocarsi la nostra iniziativa riformatrice. Una risposta chiara, a questa decisiva domanda, ancora non c'è. E non si tratta di un problema da poco. Perché se dobbiamo dar vita a un confronto serio e serrato con il centrodestra e con Berlusconi, impresa titanica in sé, ai limiti del temerario, il minimo che dobbiamo chiedere a noi stessi è di avere chiaro dove noi vogliamo andare. Perché dove vogliano andare loro è chiarissimo: loro vogliono fermare, con le buone o con le cattive, quello che definiscono il complotto mediatico-giudiziario contro Berlusconi. È chiaro anche cosa vuole Casini: scambiare il salvacondotto per Berlusconi con il de profundis per il bipolarismo, da sostituire con un sistema politico nel quale il centro non sia più obbligato a scegliere prima delle elezioni con chi schierarsi. Non è chiaro se noi, il Pd, intendiamo assecondare Casini, o invece mantenere fermo il punto strategico sul bipolarismo di stampo europeo, che è stato il disegno originario che ha dato origine al Pd. A Cortona, Area democratica ha detto con chiarezza la sua: noi consideriamo la strategia di Casini al tempo stesso improbabile e non condivisibile. Sarebbe bene che il Pd, a cominciare dal segretario, si esprimesse con chiarezza su questo punto. Altrimenti diventa forte il rischio, paventato da Gentiloni, di scambiare l'arrosto delle leggi ad personam, con il fumo di riforme immaginarie
Da Fassino a Fioroni, da Gentiloni a Morando, per non dire di Veltroni e Franceschini. Ugualmente risibile è la rappresentazione di Area democratica come una ridotta di nostalgici irriducibili, intenti solo a proseguire con altri mezzi l'eterno, fantomatico duello tra dalemiani e veltroniani, ignorando il disarmo, questo sì unilaterale, dello stesso Veltroni, o a mettere pali tra le ruote del Pd pur di fare un dispetto a Bersani: mentre tutti sanno che Area democratica si è costituita sulla base del riconoscimento pieno e leale della vittoria di Bersani da parte di Franceschini, insieme alla scelta, ugualmente schietta, di collaborare col segretario in quella che è stata definita consensualmente come "gestione plurale" del Pd.A quanto pare, è comunque necessario ripetere che la necessità e l'urgenza delle riforme è uno dei caratteri costitutivi di Area democratica: a cominciare dalle riforme costituzionali, istituzionali ed elettorali, in breve dalle riforme della politica, che sono condizione necessaria per rendere credibile la prospettiva di quel ciclo riformista che l'Italia, a differenza degli altri grandi paesi europei, non ha mai conosciuto, con gravi conseguenze economiche, sociali e perfino etico-civili per il paese, e che rappresenta l'obiettivo strategico e la motivazione profonda della genesi stessa del Pd. Del resto, il Pd è stato esso stesso, per la sola ragione di essere nato, una riforma della politica e più precisamente del bipolarismo politico italiano: che noi democratici, con Veltroni, abbiamo voluto non più fondato su vaste e frammentate coalizioni, tenute insieme solo dall'antagonismo nei riguardi dello schieramento avversario, ma asciutte e ordinate alleanze di stampo europeo, costruite attorno a due grandi partiti a vocazione maggioritaria, capaci per la vastità dei loro consensi di esprimere la leadership e quindi la sintesi politica e programmatica dei rispettivi schieramenti. Per Area democratica, questo si è detto a Cortona, la via maestra per rendere il bipolarismo politico italiano meno selvatico e più civile resta quella percorsa in questi anni: una via ripida e tortuosa, che molte resistenze ha incontrato nello stesso campo nostro, ma obbligata. Se il dialogo sulle riforme è finalizzato a completare la strutturazione del sistema politico attorno a due grandi partiti a vocazione maggioritaria, egemoni nei rispettivi schieramenti, e ad alcune forze intermedie, il Pd non solo non può sottrarsi, ma deve mettersi alla testa dell'iniziativa riformatrice. Del resto, così è avvenuto in questi due anni: con il confronto sulla riforma elettorale, imposto dall'iniziativa referendaria, anche se poi naufragato insieme alla legislatura, e con l'accordo sulla riforma della legge elettorale europea. Per non parlare dell'atteggiamento aperto e propositivo tenuto dal Pd, con importanti risultati parlamentari, in materia di federalismo fiscale. Momenti di confronto tutto parlamentare, sempre alla luce del sole e senza mai scambi impropri.Quel che Area democratica ha chiesto a Bersani e al Pd nel suo insieme è chiarire se è ancora questo l'orizzonte strategico nel quale intende collocarsi la nostra iniziativa riformatrice. Una risposta chiara, a questa decisiva domanda, ancora non c'è. E non si tratta di un problema da poco. Perché se dobbiamo dar vita a un confronto serio e serrato con il centrodestra e con Berlusconi, impresa titanica in sé, ai limiti del temerario, il minimo che dobbiamo chiedere a noi stessi è di avere chiaro dove noi vogliamo andare. Perché dove vogliano andare loro è chiarissimo: loro vogliono fermare, con le buone o con le cattive, quello che definiscono il complotto mediatico-giudiziario contro Berlusconi. È chiaro anche cosa vuole Casini: scambiare il salvacondotto per Berlusconi con il de profundis per il bipolarismo, da sostituire con un sistema politico nel quale il centro non sia più obbligato a scegliere prima delle elezioni con chi schierarsi. Non è chiaro se noi, il Pd, intendiamo assecondare Casini, o invece mantenere fermo il punto strategico sul bipolarismo di stampo europeo, che è stato il disegno originario che ha dato origine al Pd. A Cortona, Area democratica ha detto con chiarezza la sua: noi consideriamo la strategia di Casini al tempo stesso improbabile e non condivisibile. Sarebbe bene che il Pd, a cominciare dal segretario, si esprimesse con chiarezza su questo punto. Altrimenti diventa forte il rischio, paventato da Gentiloni, di scambiare l'arrosto delle leggi ad personam, con il fumo di riforme immaginarie
1 commenti all'articolo - torna indietro
inviato da vincenzo calì il 22 December 2009 15:32
caro Giorgio,
tanti auguri per le prossime festività.
Anche in Trentino avremmo dovuto stare attenti a non scambiare il fumo del "patto di Milano" con l'arrosto incassato dai lumbard ( fine della specialità autonomistica del Trentino). Ma ormai cosa fatta capo ha; non ci resta che piangere, come nel film di Troisi e Benigni. Attrezziamoci in vista dei sette anni delle vacche magre, puntando anche qui su di un bipolarismo serio, senza più sconti al vagocentrismo locale. Nel merito delle questioni più delicate (cultura- formazione-università-ricerca)che in ambito regionale rischiano di esplodere, (vedi oggi sul "Trentino" la lettera di " Licurgo") sarà bene che la commissione neocostituita dopo le feste elabori un documento articolato che ponga dei paletti, onde evitare uscite fantasiose in ordine sparso.
L'avvio di "Area democratica" ci lascia ben sperare.
Vincenzo
tanti auguri per le prossime festività.
Anche in Trentino avremmo dovuto stare attenti a non scambiare il fumo del "patto di Milano" con l'arrosto incassato dai lumbard ( fine della specialità autonomistica del Trentino). Ma ormai cosa fatta capo ha; non ci resta che piangere, come nel film di Troisi e Benigni. Attrezziamoci in vista dei sette anni delle vacche magre, puntando anche qui su di un bipolarismo serio, senza più sconti al vagocentrismo locale. Nel merito delle questioni più delicate (cultura- formazione-università-ricerca)che in ambito regionale rischiano di esplodere, (vedi oggi sul "Trentino" la lettera di " Licurgo") sarà bene che la commissione neocostituita dopo le feste elabori un documento articolato che ponga dei paletti, onde evitare uscite fantasiose in ordine sparso.
L'avvio di "Area democratica" ci lascia ben sperare.
Vincenzo