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Il Partito democratico? Subito o siamo perduti.

Corriere del Trentino, 10 gennaio 2007


"Se a livello nazionale le tappe per il Partito democratico sono già stabilite, in Trentino rischiamo di trovarci all'appuntamento elettorale del 2008 con due liste distinte, simboli di un passato già concluso"

 


Senatore, come valuta questo momento di tensione tra Ds e Margherita?

Da parte nostra c'è una seria preoccupazione per la prospettiva politica che si sta aprendo. Siamo di fronte a un bivio: o stabiliamo che il Trentino non è pronto al Partito democratico e, da locomotore dell'innovazione politica nazionale diventiamo vagone di coda; oppure ci decidiamo ad un atto di coraggio e puntiamo a presentarci alle prossime provinciali con una lista unica: quella del Partito democratico.

E' questo dunque il problema sotteso alla polemica di questi giorni. Lunelli parla piuttosto di spettacolo avvilente a proposito della richiesta di alcune competenze.

Lunelli ha sbagliato i tempi. Ha risposto a distanza di giorni a quella che è stata un'ipotesi messa sul tavolo, ma che non rappresenta certo per i Ds una priorità.

E quale sarebbe la priorità?

La politica, la sua priorità rispetto al controllo del consenso attraverso il potere. Lo strappo in giunta da parte di Andreolli ha voluto significare proprio questo: far capire che chi controlla i contributi provinciali non controlla necessariamente i voti. E' un modo vecchio di pensare e che si è già dimostrato perdente.

In che senso?

Le elezioni di aprile hanno dimostrato che, in Trentino, permane una divergenza tra il voto politico e il voto amministrativo. Otto anni di successi della Margherita sul territorio non hanno impedito che parte dell'elettorato votasse a destra. Serve il coraggio di lanciare un nuovo progetto politico.

Il Partito democratico?

Sì. Ben inteso, non come appendice di quello nazionale, ma come prodotto di un percorso originale, caratterizzato da una forte impronta autonomista e non necessariamente omonimo di quello romano. Queste caratteristiche, però, non possono essere l'alibi per no fare niente. Anzi, se davvero vogliamo che il nuovo soggetto abbia uno sviluppo originale no possiamo rincorrere quanto, a breve, avverrà a livello nazionale. Dobbiamo cominciare a muoverci subito: abbiamo qualche settimana, non di più.

La Margherita, si sa, teme il rifiuto del Partito democratico nelle valli. Sbaglia?

Questo è un problema serio, ma che secondo me non va gestito rallentando il processo, ma giocando all'attacco. Non possiamo trovarci all'ultimo minuto a tirare la volata corta. Dobbiamo preparare per tempo l'elettorato.

E rimandare, invece, tutto a dopo le elezioni?

L'obietivo nazionale è la lista unica per le europee del 2009. Il Partito democratico dovrà dunque essere fondato nel 2008. Questo significa che ci presenteremmo alle provinciali con due simboli, Margherita e Ds, già consegnati al passato. Non ce lo possiamo permetter.

Demadonna e Dorigatti, però, bocciano il Partito democratico.

E' la posizione del correntone: legittima ma non condivisibile

 

Intervista raccolta da Tristano Scarpetta